Virtuale è più del reale

L’ultimo romanzo di Ernesto Aloia, “La vita riflessa”, pubblicato da Bompiani,  è uno di quei romanzi che ti spingono a porti domande, a cercare risposte, a confrontarti con il tuo modo di vivere e di essere. La vita riflessa nel titolo è da un lato il passato che il protagonista Marco Limo continua a rincorrere, recuperando un rapporto di amicizia che in fondo sa non essere del tutto genuino; ma è anche la vita virtuale offerta dai social in cui tutti noi ci specchiamo ogni giorno, fino all’aberrazione di profili che diventano altro, migliori in tutto e quindi del tutto diversi dal titolare e che continuano a vivere anche dopo la sua morte. E riflessa in un specchio distorto, è anche la vita che Marco Limo pensava di avere, il rapporto con sua moglie, sua figlia, lui stesso non è quello che avrebbe voluto essere, e questo senso di insoddisfazione e solitudine è il motore di tutto, e tutto cambia alla fine di questo libro che è un percorso individuale e collettivo insieme, una parabola sul futuro che ci aspetta se non ritorniamo nei ranghi e cominciamo a guardare la realtà senza schermi, senza monitor, senza riflessi, appunto.
Vorrei parlare di altri personaggi, Danilo Serra su tutti, che arriva da un altro libro di Aloia, la raccolta di racconti “La sacra fame dell’oro” pubblicata da minimum fax quasi dieci anni fa credo: un personaggio che resta impresso; Greg, l’amico di infanzia che in qualche modo lo inganna e resta invischiato nella sua ragnatela. la moglie Angela che è il suo grillo parlante, la sua bussola morale, un ruolo che nessun coniuge dovrebbe ricoprire perché il giudizio e la condanna e quindi il rifiuto, sono dietro l’angolo.
E poi c’è la Storia, con la S maiuscola, su cui indaga la figlia di Marco per la sua tesi, che cerca di raccontare e fare luce su alcuni episodi legati alla loro famiglia e alla seconda guerra mondiale.
E’ un romanzo complesso, senza cedimenti di stile, forma, linguaggio. La struttura narrativa è solida ma il testo esige tutta l’attenzione del lettore, anche per non perdersi le sfumature e le ombre che creano tutti quei riflessi.

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