Je (m’)accuse

Qualcuno ha malignamente suggerito che questo post parli di me e del mio modo di scrivere nella corrispondenza privata (che non viene mai riletta e quindi corretta). Lo scrivo per dimostrare la mia superiorità a certe illazioni gratuite e senza fondamento: io non sbaglio mai i congiuntivi, al massimo, ma è proprio un caso, un’eventualità rara come la pioggia in inverno, ogni tanto posso invertire qualche lettera e tralasciarne altre. E poi oggi è il giorno dello sputtamento pubblico e quindi questa cosa ci sta bene come introduzione ad un altro discorso in cui mi flaggellerò pubblicamente.

Più di un anno fa, ho scritto un pezzetto in cui in una nota al testo, parlando de Il lungo addio di Raymond Chandler, elogiavo la traduzione italiana del romanzo redatta da Attilio Veraldi e criticavo quella di Bruno Oddera che è il traduttore ufficiale di Chandler in Italia. Ecco, mi sono sbagliata e pure di molto e in parte aveva ragione un’antipaticissima commentatrice dal nome che pare un nicknames. In realtà Veraldi non ha mai tradotto Il lungo addio: io ho letto il libro in due edizioni diverse e a distanza di anni, sempre nella traduzione di Oddera. E tra l’una e l’altra lettura ho persino letto il libro in lingua originale. Dando per scontato che io non sia completamente dissociata, e su questo dovete fidarvi sulla parola, e ammettiamo che a voi ve ne importi qualcosa, cerco di spiegare cosa è successo. La prima volta che ho letto Il lungo addio è stato in una vecchia edizione del ’55 e all’epoca non davo grande importanza alla traduzione e non ho letto il nome del suo autore. Mi sono innamorata del romanzo e ho cominciato a leggere tutti i libri di Chandler. Mi piaceva moltissimo quel suo stile secco e romantico, le frasi veloci e a tratti poetiche. E mi è stato detto che quella prima versione era di Veraldi, poi ho letto anche i libri di Veraldi e mi è piaciuto anche il suo modo di scrivere così diretto e asciutto. Anni dopo ho acquistato una mia copia de Il lungo addio e ho preso naturalmente un’edizione Feltrinelli a cura di Oddera, ormai ero convinta di averlo letto la prima volta tradotto da Veraldi, e a distanza di anni forse la convinzione era così radicata in me che mi ha fatto trovare quelle stesse parole meno efficaci, incisive, toccanti. Quando ho scoperto la verità, ho deciso di andare in analisi. Vi terrò aggiornati sui progressi.

UPDATE

Oggi decisamente non è la mia giornata: una rivista ha gentilmente pubblicato un mio pezzetto e l’ha accompagnato con una foto in cui sembro affetta da rosolia deformante, che non so nemmeno se esista, ma come patologia mi sembra calzi a pennello per descrivere l’immagine riprodotta. Per giunta il testo è stato – sacrosantamente – tagliato per esigenze di spazio – e io che mi occupo di editing sono l’ultima a lamentarsene – però è stato ricucito un po’ ad minchiam e ammetto di esserne leggermente stizzita. Pensandoci è solo un articolo, mica il testo della Costituzione che al momento subisce ingiurie ben più gravi.

 

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24 Comments

  1. Seia: insomma, dottore, ho confuso le due edizioni!!!

    Dottore: presto, somministrare 25 cc di Sgroban!!!!!!!!! astenersi perditempo, monitorare il coefficiente di Lapislazzuli!!!!!!!!!!! E’ grave m apuò farcela!! porca pupazza, sbrigatevi con quel piede di porcooooo!!!!!!

    MelDoctor

  2. eio: avrei giurato di avertene sentita dire qualcuna di più e più di recente, ma magari mi sbaglio eh. Non credo comunque. 🙂

    Lo sai che avevo letto sindrome da “happy meal”?

    mel: ma che è dottori in allegria? Poi vorrei chiederti cosa si doveva fare con il piede di porco, ma ho timore a farlo.

  3. seia: non avere paure, che il mondo è vasto. il piede di porco serve al dottor sambucedo per stordire l’anestesista che è sempre su di giri a causa dell’assunzione di coccoina. pensa che una volta l’anestesista stava per fare secco mio zio amarcordio, ma è un’altra storia.

    dottori in allgria era una serie tv anni 70 o giu di lì. sarai giovane eh?

    notte

    mel

  4. mel ho 30 anni e non ho mai sentito parlare di questi medici allegri. Io pure voglio uno zio che si chiama amarcordio!

    king: da te non me lo sarei mai aspettato! E se ti dico che visto l’argomento del post l’ho messo apposta? Lo so non mi credi, ma non lo correggo ad aeternam memoriam 🙂

    eio: bastard inside! 🙂

    orzo: ehm per ora passo va 🙂

  5. Sono pentito, pentitissimo!!!

    Anzi, per dimostrartelo mi cospargo il capo di cenere e scrivo squola con la “q”!!!

    p.s.: qual’è questa rivista con la tua foto affetta da rosolia deformante? Ci terrei a vederla!

  6. seia:

    carissima, se vuoi avere uno zio che si chiama amarcordio è presto fatto: ecco. ora hai un cugino che si chiama melpunk, e non so se per te è un vantaggio. però lo zio amarcordio… (la moglie si chiama mariarca, ma poi hanno divorziato).

  7. seia: eh sì, per fortuna che non sono un suo parente di sangue eh eh eh. beh, tanto la zia mariarca ormai è divorziata e riaccoppiata, quindi il probelma non si pone. mentre zio amarcordio è una carissima persona.quando avevo quattro anni voleva convincere mia madre a farmi prendere il brevetto di paracadutista. beh

    mel

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