Di libri e giornali

E’ la memoria il tema principale dei diversi racconti che s’intrecciano nell’ultimo romanzo della scrittrice polacca Olga Tokarczuk tradotto in Italia, Casa di giorno, casa di notte, pubblicato dalle “Edizioni Fahrenheit 451” e tradotto da Raffaella Belletti, arrivato dopo i racconti di Che Guevara e altri racconti per la “Forum Edizioni” e il romanzo “Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli” edito da E/o.
E’ la memoria da tenere viva con il racconto orale, le leggende, le storie raccontate mentre si pelano le patate o si accudisce l’orto, perché è un patrimonio condiviso, l’elemento unificatore in un mondo che si va disgregando.

Olga Tokarczuk ambienta il suo romanzo polifonico nel piccolo villaggio di Nowa Ruda, tra le montagne della Bassa Slesia, una regione al confine tra Polonia, Germania e Repubblica Ceca: un posto che sembra dominato dall’ombra, quella lunga del crepuscolo, in cui domina l’autunno e tutto è ricoperto di bruma. E’ qui che la scrittrice vive e forse è proprio lei la narratrice del romanzo che cerca di ricomporre i vari ricordi dei concittadini in un unico quadro per tracciare la storia dell’intera comunità. Lasciando poi la parola ai suoi personaggi, la Tokarczuk mescola accurate ricostruzioni storiche (come il racconto della vita e del martirio di Kummernis , diventata Santa Vilgerfortis) ai banali aneddoti quotidiani che hanno per protagonisti i suoi vicini. Racconta le paure, i dolori, le bizzarrie e gli amori, di questa minuscola porzione di terra, ma così facendo in realtà coglie gli aspetti più vari, le inquietudini e le ansie dell’umanità intera.

Le storie di Marta, Krysia, Kummernis, Marek Marek e di tutti gli altri, tutte appartenenti a diverse epoche storiche, s’incastrano una nell’altra, s’interrompono per lasciare posto alle altre e poi riprendono per continuare con quella narrazione semplice e disadorna, vicina alla lingua parlata, eppure lirica nella profondità che la contraddistingue, nella commozione che suscita nel lettore, che gli amanti della scrittrice polacca hanno imparato a conoscere.

E sono molti gli estimatori della Tokarczuk, che è considerata la voce più interessante della nuova letteratura polacca. Nata nel 1962, Olga comincia a pubblicare i suoi primi racconti nel 1979, mentre nel 1989 esordisce come poetessa e nel 1993 da alle stampe il suo primo romanzo, a cui seguiranno altri racconti e altri romanzi, tutti tradotti in 19 lingue, molti dei quali le hanno procurato numerosi premi letterari.

 

Per Irene

Sul “Corriere Nazionale” di domenica scorsa.

Sempre in tema di pezzulli miei, sul periodico “La Tribuna“, ci sono due pagine, tra le altre che ho curato, che mi sono particolarmente divertita a scrivere: una sui “convertiti” della politica (numero del 30 Maggio, pag. 30), in cui sputtano un po’ Celentano, e l’altra sul tradimento e le sentenze della Corte di Cassazione (numero del 15 giugno, pag. 11): agli italiani la fedeltà, sta davvero stretta. Pare.

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6 Comments

  1. Vorrei suggerirti la lettura di un romanzo ungherese: La fortezza di Robert Hasz (nottetempo, 2008). So di non poter essere imparziale perchè l’ho tradotto io, sento però che è buono, molto buono, e mi piacerebbe conoscere qualche parere oggettivo. Grazie.
    Ciao,
    Andrea

  2. Andrea: colgo al volo il suggerimento, ammetto che leggendo la quarta di copertina e le prime pagine del libro non l’avevo preso in considerazione, però ti voglio dar retta. Provo a farmelo mandare e poi ti dico.
    Ciao e grazie

  3. Finalmente, io amo tutti i libri della Tokarczuk. Ho iniziato a leggere questo libro sotto consiglio (imperativo) di Irene e poi non ho potuto fare a meno di leggere anche tutto il resto. Non ho letto le traduzioni italiane, ma sono sicuro che saranno valide.

  4. Polis: io sto aspettando il prossimo, ho avuto notizie in anteprima dell’imminente pubblicazione. Immagino quanto sia stato imperativo il consiglio d’Irene 🙂

    Confermo che la traduzione era molto buona, per quello che ho potuto capire visto che non conosco il polacco.

  5. Caro anonimo ti rispondo solo ora perché non avevo letto il tuo commento all’epoca: ovviamente io mi riferivo alla traduzione del libro che avevo letto, non di tutte le traduzioni, mi pare che fosse molto chiara la cosa.

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