Resistere. Sempre.

Mancano 100 giorni a Natale e chi mi conosce sa che la cosa per me non passa mai inosservata, è il pensiero che mi alleggerisce il carico di certe giornate.
Ma quest’anno è diverso, l’aria è così pesante, densa, carica di umori e vibrazioni negative che il rosso del Natale non riesce a ravvivarmi.
Mi sento oppressa da ciò che leggo e sento in giro, da quello che vedo, dal veleno della violenza verbale e non solo, dalle notizie confezionate ad arte, dai rigurgiti dei peggiori -ismi.
Mi resta attaccato addosso il vischiume esasperato delle frustrazioni dei mediocri, mi affatica la mente e mi occlude il cuore.
Mai sentita tanta pesantezza, mai avuti così tanti presagi di sventura imminente, maì sentita così forte la sensazione che questo paese è allo sbando e difficilmente troverà la strada giusta.

Rileggo, tra gli altri, Piero Calamandrei, cercando ispirazione e forza per la resistenza. E ho ritrovato un brano in cui sottolineava come alla deriva fascista, alle leggi razziali, all’adesione alla guerra nel nostro paese, ma anche in Germania per molti aspetti, non si arrivò all’improvviso, c’erano indizi e fatti a cui non si è prestato attenzione, che si è voluto disconoscere, che si è preferito non vedere, sperando forse che tutto si fermasse da se.
Scrive in “Desistenza” (“Il Ponte”, II, n. 10, Ottobre 1964): “Si è scoperto così che il fascismo non era un flagello piombato dal cielo sulla moltitudine innocente, ma una tabe spirituale lungamente maturata nell’interno di tutta una società, diventata incapace, come un organismo esausto che non riesce più a reagire contro la virulenza dell’infezione, di indignarsi e di insorgere contro la bestiale follia dei pochi. Questo generale abbassamento dei valori spirituali da cui son nate in quest’ultimo ventennio tutte le sciagure d’Europa, merita di avere anch’esso il suo nome clinico, che lo isoli e lo collochi nella storia, come il necessario opposto dialettico della resistenza: “Desistenza”. Di questa malattia profonda di cui tutti siamo stati infetti, il fascismo non è stato che un sintomo acuto: e la Resistenza è stata la crisi benefica che ci ha guariti, col ferro e col fuoco, da questo universale deperimento dello spirito“.

Resistere. E muoversi per tempo. Nonostante la stanchezza morale.
Stasera va così.
Da giorni in reatà.
Domani mi compro un rossetto nuovo.
Magari aiuta.

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