I libri del 2017 che porto con me nel 2018 / I parte: “Anna sta mentendo” di Federico Baccomo

seia montanelli anna sta mentendoCome un moderno, bibliofilo e più amabile Caronte vi traghetto in un nuovo anno da lettori, portando con me alcuni libri pubblicati nel 2017 che sarebbe un peccato perdersi solo perché ormai il turnover impazzito degli scaffali delle librerie determina la scadenza breve dei libri esposti. Un post per libro nelle prossime settimane, per un numero ancora non definito di post.

Comincio da un titolo uscito nei primi mesi dell’anno passato, e ben accolto da critica e pubblico: l’ultimo romanzo di Federico Baccomo per Giunti, Anna sta mentendo… (fondamentali i puntini di sospensione del titolo, per entrare nel mood della storia).
Per chi ha visto la serie televisiva “Black mirror” su Netflix – concedetemi di dare per scontato che i miei due lettori sappiano di cosa stiamo parlando – il plot del romanzo potrebbe essere benissimo al centro della sceneggiatura di uno degli show, caratterizzato da una narrazione distopica in un’ambientazione quasi sempre svolta nel contesto di un futuro più o meno prossimo, in cui però ci sono elementi disturbanti derivati dall’assuefazione alle nuove tecnologie o ai loro effetti collaterali che agiscono a livello sociale globale, ma anche nei singoli rapporti umani.
Senza spoilerare nulla – per restare nel gergo delle fiction – in “Anna sta mentendo…” l’elemento di disturbo è costituito da un’applicazione per gli smartphone che è chiaramente ispirata al diffusissimo sistema di messaggistica “WhatsApp”, che nel libro viene sostituita per un errore di download dall’ancora più emblematica “WhatsTrue”, app che avvisa i partecipanti alla conversazione se l’altro -mentre scrive – sta mentendo.
È facile prevedere quanto possa essere dirompente nei rapporti personali dei vari personaggi questo elemento, e Baccomo è molto bravo a gestire le varie implicazioni narrative che ne derivano e a tirare i fili di una trama che si complica ad ogni pagina rendendola sempre credibile e fondata. Ma la cosa che più mi preme sottolineare è la bontà dell’idea al centro del romanzo: non accade molto spesso che in un romanzo italiano ci sia un’idea così forte, netta, precisa da cui tutto muove; solitamente ci sono sfumature, pensieri, sentimenti contrastanti, si raccontano famiglie, si descrivono ambientazioni, pezzi di società. Qui siamo in presenza di un tema che nasce e si sviluppa intorno a un’intuizione molto forte – come reagire di fronte alla bugia palese, anche minima, di quelle senza alcuna importanza, di quelle che finiamo per dire tutti qualche volta perché è più facile, perché rende i rapporti più gestibili senza rappresentare una minaccia vera e propria perché la bugia in se stessa è innocente, appartiene a quella classe di bugie che quasi accettiamo come inevitabile normalmente, ma che se svelata a bruciapelo diventa insostenibile e non più tollerabile.
Certo: il tema generale è quello del rapporto umano sempre più dipendente dalla tecnologia, dai social, da internet, c’è Orwell dentro, e ma è l’idea di partenza a giustificare quasi tutto il libro, che pure è gradevole, scorrevole, con la giusta suspense: e anche i personaggi poco caratterizzati, a parte il protagonista Riccardo – col quale ci si identifica volentieri – sono perfetti perché devono rimandare a un’idea di indefinito e virtuale, come tanti avatar di un gioco on line.
E’ solo quando finisci di leggere e prendi il cellulare per scrivere un messaggio su WhatsApp e hai un attimo di esitazione, che ti rendi conto di quanto quell’idea sia stata così efficace.

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