Stille Nacht. I miei auguri di Nale con Böll

natale - seia montanelli

Ciao. Mi chiamo Seia. E sono fissata col Natale.

Non sopporto il vuoto lasciato dall’albero di Natale nella stanza. Mi immalinconisce il buio laddove c’era il riflesso delle lucette intermittenti. La smobilitazione post-epifania mi mette addosso un’incontenibile tristezza. Perché non può essere Natale tutto l’anno?

Heinrich Boll in “Tutti i giorni Natale”, contenuto nella raccolta Racconti umoristici e satirici ha provato a rispondere alla mia domanda descrivendo l’urlo straziante, continuo, disperato della zia Milla, protagonista del racconto, ma non è che mi abbia convinto più di tanto.

Il libro però è notevole, leggetevelo. E che siate fissati del Natale o meno, tanti auguri a tutti voi.

E’ il primo Natale dopo la tragedia della guerra mondiale e Milla finalmente torna ad addobbare il suo albero, a cantare le canzoni accompagnata da tutti i familiari e dall’amico prevosto. Ci sono i dolci, i brindisi, le candele accese, le statuine meccaniche e le decorazioni preziose e originali. Ma il Natale corre via come ogni anno e giunge il momento di salutarlo fino al prossimo dicembre. E allora Milla comincia a urlare, un grido che dura un’intera settimana e a cui nessuno riesce a porre fine. Luminari e scienziati vengono interpellati. I parenti espongono le loro teorie. I vicini spettegolano come da copione. E intanto la zia sprofonda in abissi di disperazione, finché lo zio Franz, suo marito, non viene colto da un lampo di genio e con gran fatica trova un abete da addobbare. E allora ricomincia il Natale, ma non solo per una volta. Tutte le sere per non farla urlare, la famiglia e il prete si riuniscono e fingono che sia la Vigilia, e sono ancora canti e brindisi e preghiere e candele accese. Sera dopo sera, passano i mesi e poi gli anni e uno a uno gli ospiti cominciano a defilarsi, pagano persino degli attori perché recitino la loro parte alla festa, arrivano a farsi sostituire da statue di cera. E la zia vive felice nel suo perenne Natale, mentre intorno a lei la famiglia si disgrega e molte cose cambiano.

Il Natale era la cosa che più amava, la guerra gliel’aveva tolto insieme al resto e una volta tornata alla vita di tutti i giorni non voleva rinunciarci ancora.

Come gran parte dei protagonisti dei libri di Boll, anche la zia Milla non riesce ad avere un rapporto sereno con la vita del dopo guerra. Come si fa ad andare avanti dopo tutto quell’orrore, sembra chiedersi con il suo urlo devastante? Meglio rifugiarsi nella calda finzione di un Natale che dura per sempre.

In ”Tutti i giorni Natale” Boll usa opera una reductio ad absurdumtipica di tutti i suoi racconti e non solo quelli umoristici o satirici. Ribalta la prospettiva delle cose per mostrare il mondo che lo circonda attraverso delle lenti deformanti, in modo da svelare il marcio che si cela dietro la normalità o da rivelare la folle natura dell’ordinario.

Boll in realtà è congenitamente incapace di far ridere. Non ha l’estro di Twain, né i tempi di Lardner. Non ha l’ironia sottile di Nabokov anche nel trattare i temi più scabrosi. Gli manca la grazia, la leggerezza. Tutto ciò che racconta sembra intriso di polvere, ruggine, squallore, anche quando scrive della dolcezza dell’amore. Spesso non fa nemmeno sorridere, forse a malapena si alza un angolo della bocca, ma non potrei giurarci. Però. Se decidi di collaborare – se diventi cioè “il lettore modello” di cui parla Umberto Eco nelle sue Sei passeggiate nei boschi narrativi, il lettore tipo che “il testo non solo prevede come collaboratore, ma che anche cerca di creare” – allora ecco che questi “allarmi ironici”, come li ha definiti a suo tempo Giuliano Gramigna, rivelano tutto il ridicolo e il grottesco che assedia la nostra vita. Ed ecco che la missione di questi racconti si compie nella sua interezza: stigmatizzano le ingiustizie della Germania occidentale e le illusioni della società del benessere che cerca di allontanare da sé lo spettro del nazismo, mostrano le nefandezze del consumismo e l’alienazione di una società che mercifica l’uomo e lo priva di ogni barlume di spiritualità.

Una curiosità: il racconto sulla zia Milla si trova anche nel volume Il quarto Re Magio pubblicato da Marcos Y Marcos, che raccoglie 14 racconti a tema natalizio scritti, tra gli altri, da Boll naturalmente, Cristiano Cavina, Pier Paolo Pasolini, Vittorio Tondelli, Arthur Clarke. Secondo un’antica leggenda il quarto Re Magio è un saggio che parte come gli altri per andare a trovare il Bambino ma poi si ferma lungo il cammino per aiutare delle persone in difficoltà o per assecondare la sua curiosità e non raggiunge Betlemme in tempo. I racconti riuniti dalla Marcos y Marcos riprendono la leggenda e restituiscono la figura dello scrittore come cantastorie e profeta, anima del mondo che si mette in ascolto per cercare di comprendere.

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