Un’invincibile estate… ai Murazzi

pexels-photo-320266 - seia montanelli

Quest’anno ho letto due libri che mi hanno molto colpito, sono i due titoli che vi citerei se a caldo mi chiedeste due volumi da acquistare a colpo sicuro, tra tutti quelli pubblicati negli ultimi 24 mesi.

Intanto è curioso che siano due titoli italiani, curioso per me ovviamente. E poi sono due testi del tutto diversi tra loro, un romanzo – un esordio addirittura, “Un’invincibile estate” di Filippo Nicosia  (Giunti) – e una conferma: il terzo libro di narrativa di Enrico Remmert, “La guerra dei Murazzi” (Marsilio), che è invece una raccolta di quattro racconti.

un'invincibile estate - seia montanelli

“Un’invincibile estate”, pur con qualche ingenuità dovuta all’inesperienza, ha tutta la forza di una scrittura vitale e appassionata e di una storia che tocca corde intime e profonde, raccontando dei rapporti familiari e soprattutto di quelli più viscerali – e ancestrali, quasi – nei confronti della propria terra d’origine, con tratti quasi veristi in alcune descrizioni della natura. Ma è anche la storia dei sogni di ventenni in cerca di realizzazione, sospesi tra un presente precario se restano, e un futuro ancora incerto ma carico di promesse se decidono di lasciare tutto e partire: in ogni caso consapevoli che perderanno qualcosa. Ma non c’è piagnisteo o pietismo nelle parole di Nicosia, lo stile è fresco e la lettura scorre veloce, senza metafore che appesantiscano una materia già dolorosa a tratti, e senza quella ricerca del dramma a tutti i costi che avvelena molta narrativa nostrana: a volte basta saperla raccontare una storia, nuda e cruda com’è, per riuscire a far sentire lo stesso la carne viva tormentata dal sale.

“La guerra dei Murazzi” è caratterizzato invece da una scrittura precisa, spla guerra dei murazzi - seia montanelliesso ritmata, misurata ma capace comunque di emozionare, e racconta in pratica di come tutte le vite a un certo punto della loro parabola esistenziale possano incrociare la Storia del mondo e diventarne parte integrante, assorbendone la grandezza, per poi finire a brillare o disfarsi.

Il primo dei racconti, che dà il titolo alla raccolta, intreccia le vicende di Manu – una barista che ha vissuto l’epica dei Murazzi, il giro di locali e movida sulle banchine del Po che ha reso iconica la Torino tra gli anni 90 e il nuovo millennio, chiusi da qualche anno ormai – con la storia di un’intera nazione concentrata in quei pochi metri lungo il fiume, tra immigrazione, scambi culturali, mancata integrazione, musica, cultura underground, droga. I Murazzi diventano quasi un luogo dell’anima,senza mai perdere concretezza, e il fiume che li lambisce è testimone di cambiamenti anche violenti e della follia del caso ma anche degli uomini quando diventano branco.

Sono buone prove narrative anche gli altri tre racconti della raccolta, ma “La guerra dei Murazzi” ha qualcosa in più: una visione epica, a tratti, e una capacità di emozionare e di colpire l’immaginazione del lettore che hanno molto a che fare con la grande letteratura.

Sono libri opposti quasi, è vero, ma per contrasto finiscono per toccarmi allo stesso modo: con l’opera di Nicosia condivido la conoscenza approfondita dei luoghi in cui si svolge la vicenda e delle sensazioni che prova chi lascia il luogo in cui è nato per vivere lontano, in posti senza mare e senza i profumi che hanno accompagnato ogni giorno della propria vita fino al momento di dover partire; il libro di Remmert, invece, riesce in quella cosa specialissima che solo i grandi libri sono in grado di fare, cioè di farti sentire la mancanza di posti e luoghi e persone che non hai mai conosciuto, lasciandoti con una nostalgia che stenti a comprendere. E come ripete spesso Manu, il fiume non ha mai smesso di scorrere, nemmeno per noi che non c’eravamo e non abbiamo mai messo piede su quelle banchine.

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