Vampe – Un bellissimo novembre

Bosco_Malabotta.Sicily. - seia montanelli

Pezzo scritto per il vecchio blog nel 2009, un po’ modificato.  Parlo di un novembre lontanissimo dal presente, caldo, voluttuoso, umido, che io potrei amare solo se un bellissimo novembre - seia montanellivivessi in Sicilia. 

Mi prende spesso una nostalgia canaglia in questi giorni. Sarà che l’estate entra nel vivo mentre io rimpiango la dolcezza dell’autunno, sarà che ne parlavo proprio giorni fa. Qualunque sia il motivo, stanotte ho riletto Un bellissimo novembre di Ercole Patti e ho deciso che dovreste leggerlo anche voi, o almeno che dovevo provare a convincervi a farlo.

 

Un bellissimo novembre è stato scritto in cinquanta giorni, nel rifugio di Patti a Pozzillo, vicino a Catania, dove lo scrittore si rinchiudeva l’estate a scrivere in solitudine. Ha ottenuto la candidatura allo Strega nel 1967, sostenuto da Elsa Morante e Mario Pannunzio, ma ebbe la peggio con Anna Maria Ortese che vinse con Poveri e semplici.

Ha scritto di Ercole Patti, Eugenio Montale: “l’ispirazione spesso sembra morderlo come una tarantola, scuoterlo da un sonno atavico e in quei momenti è impossibile scrivere meglio di lui, con più scaltra misura, con gusto più perfetto”. Ineccepibile.

Un bellissimo novembre considerato a ragione il capolavoro di Patti, rappresenta una svolta nella sua produzione, che fino a questo romanzo era caratterizzata da una scrittura diaristica, aneddotica, fortemente descrittiva. Del resto Patti era un giornalista e un critico cinematografico prima di cominciare a scrivere saggi e narrativa nel 1933.

La storia raccontata nel libro è semplice, quasi banale: Cettina e Nino sono zia e nipote  travolti da una passione clandestina e incestuosa, sullo sfondo della campagna catanese degli anni ’20. “La zia Cettina aveva messo un vestito chiaro piuttosto corto; quando si sedette le si scoprirono le ginocchia. Nino seduto accanto a lei sentiva il desiderio tenero e struggente di accarezzargliele perdutamente in quel clima angoscioso di Catania nel quale se la sentiva sfuggire”

E’ esattamente l’autunno del 1925 e nasce così, col turbamento di un quindicenne una storia carnale e struggente che ha tutti i sapori della tragedia. Novembre in Sicilia è dolce come uno di quei vini liquorosi che si producono laggiù, e i suoi colori esaltano la bellezza di quella terra complicata. E’ una Sicilia in costume, pigra, seducente, profumata. Sembra quasi complice del fuoco che scoppia improvviso tra i due ragazzi: è come una miccia che innesca un ordigno, il languore dell’autunno isolano.

Nella narrazione di Patti la natura, il clima e il paesaggio diventano protagonisti della storia, tanto da essere descritti in assonanza agli umori e ai percorsi psicologici che seguono i personaggi. E’ un’altra epoca, un altro mondo –la letteratura di Patti è sempre in bilico tra il verismo ottocentesco e le nuove tendenze del ventesimo secolo – ma tutto è così vivo e realistico da non sfumare nel ricordo; i gesti, le azioni, i suoni dei due amanti sono universali perché raccontati attraverso i sensi: occhi che guardano febbricitanti, mani che sfiorano nervose, nasi che fiutano l’odore dei corpi, orecchie che ascoltano i passi furtivi, bocche che bruciano lembi di pelle.

Nino e Cettina, come tutti gli altri protagonisti di Patti, “vogliono fare il pieno della vita” – secondo le parole di Vittorini – e rifuggono da esistenze piane per calarsi totalmente in esperienze di senso, tuttavia mentre Nino s’innamora, è geloso, diventa ossessivo, Cettina si concede e si ritrae, si dona totalmente ma con superficialità, si abbandona alla passione ma senza una reale partecipazione emotiva. E’ crudele, bellissima, irrazionale come la natura che li circonda.

E proprio in un insistito simbolismo si trova forse la chiave di lettura di Un bellissimo novembre: Cettina impersonifica la natura, così importante per l’opera di Patti; la passione è una via di fuga; il sesso un mezzo per annullarsi; l’autunno è la stagione del sonno, delle foglie cadute, della fine degli amori estivi, ma nel romanzo è anche la fine dell’infanzia per Nino, della sua innocenza. La fine di tutto.

Patti sceglie con cura le parole, crea l’attesa del primo incontro e in un sensuale crescendo conduce il lettore a un epilogo che non che può che essere definitivo: il piacere è tutto, è impossibile resistergli ma presto mostra il suo lato oscuro, perché nessuna passione arde e basta: o si esaurisce o divampa fino a distruggere ciò che incontra.

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