Il blog non è morto (ma non se la passa tanto bene, come me del resto). W il blog!

Qui se vi mancano le mie (dolci) parole potete trovare la mia stangata a Storia della mia purezza di Francesco Pacifico, sul Corriere Nazionale (per la pagina della cultura di Stefania Nardini) di qualche settimana fa, la prossima sarà su Tutti hanno ragione di Paolo Sorrentino, libro stregato da una mela andata a male, più che avvelenata.

Sul numero di giugno di Stilos appena uscito invece, per la mia rubrica “Pastiglie”, parlo di Quartieri alti di Ercole Patti. Ma la cosa più importante del numero a parte un inedito di Enzo Siciliano bellissimo, Tourneé, è l’intervista esclusiva rilasciata a Giampaolo Mazza da Roberto Saviano, e tanto altro, naturalmente.

Per non parlare solo di me, nonostante questo sia il mio blog, per chi non lo sapesse, segnalo la traduzione di un libro bellissimo ad opera di Ettore Bianciardi: Che fortuna essere povero di Sholem Aleichem, uscito per le edizioni Strade bianche -Stampa Alternativa (e quindi in collaborazione con Mauro Baraghini di Stampa alternativa), disponibile gratuitamente anche in .pdf, ma non metto nemmeno il link alla pagina di download perché il libro stampato – come sono i libri e come saranno sempre – costa solo 9 €, quindi direi che potreste anche acquistarlo (fatte salve le possibilità economiche, e – per me, solo in questo caso – hanno ragione Bianciardi e Baraghini con la loro iniziativa dei bianciardini e dei libri disponibili gratuitamente, perché in questo caso la cultura e quindi anche i libri, devono essere accessibili a tutti).

Il libro racconta della diaspora degli ebrei – come quasi tutti i libri di Aleichem (nome d’arte peraltro), solo alcuni però tradotti in italiano – e la racconta attraverso gli occhi ancora capaci di stupirsi, anzi di stupefarsi di un bambino. E’ un lungo viaggio da un piccolo villaggio dell’odierna Ucraina e dai progrom, fino in Europa e poi nella sognata America terra di promesse e meraviglie. La scrittura è quella leggera ma intensa e intrisa di odori, sapori, colori della lingua e della letteratura yiddish, che io trovo un vero e proprio genere letterario, come il noir o i romanzi di formazione.

Se ne riparla comunque.

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11 Comments

  1. Sei parente di Fede, che storpi i cognomi così intelligentemente? E comunque magari…
    Se ti fossi preso la briga di leggere il blog un po’ avresti visto che da sempre quando un discorso non mi va di allungarlo troppo scrivo una formula del genere, solo che poi di solito non ne riparlo.
    Grazie del prezioso contributo, eh.

  2. Stellaregina: non dipende da me se si chiama così, non ti piace? 🙂

    Frank: grazie – di nuovo – della segnalazione. In effetti però non sono molto curiosa, ho letto anche il primo capitolo disponibile on line, ma “l’operazione” non mi colpisce particolarmente, né mi spinge a chiedermi altro del libro o del suo autore.

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