Il più grande mago del mondo

Ho eseguito un calcolo approssimativo (dato che non ho poi molto da fare in questi giorni): ora, considerando di aver letto in media un libro ogni due giorni dall’età di 10 anni (pur avendo iniziato a leggere a 4 anni, all’inizio impiegavo un po’ più di tempo a finire un libro) ho scoperto di aver divorato almeno 3102 libri (182 l’anno) in 17 anni, e fino a due anni fa nessuno di questi era un libro di fantascienza. Con lo snobismo tipico di chi è cresciuto con i classici per poi passare alla letteratura americana della prima metà del ‘900, mi sono rifiutata di attribuire un valore letterario alle opere che narrassero di viaggi verso Marte, colonie terrestri e scenari avveniristici. Poi un giorno mi è capitato tra le mani Fahrenheit 451 di Ray Bradbury: ed è finito improvvisamente l’ostracismo verso questo genere letterario. Così adesso tra i 3467 (circa) libri letti (uno ogni due giorni per 19 anni, fino a questa notte quando ho finito La Luna e sei soldi di William Somerset Maugham) sono inclusi anche racconti e romanzi di fantascienza, sebbene per la maggior parte siano stati scritti dallo stesso Bradbury – che pure sostiene di non aver mai scritto di fantascienza: «Non l’ho mai scritta, è un’etichetta che mi hanno appiccicato e basta. La fantascienza c’è, ma “Cronache marziane” è una fantasia. È una fantasia basata sui miti romani, greci ed egiziani. C’è un solo racconto di fantascienza in tutto il libro. L’altra fantascienza che ho scritto è “Fahrenheit 451”: tutto quello che è nel libro è completamente possibile e sta succedendo adesso davanti ai nostri occhi. La fantascienza deve essere possibile, la fantasia è l’arte dell’impossibile. Se fai camminare la gente attraverso i muri, è fantasia. Se scrivi fantascienza devi disintegrare il muro per poterlo attraversare, e devi farlo usando le leggi della fisica, che è diverso.» Peraltro, sempre dando retta a Bradbury: «la miglior letteratura sia stata quella di fantascienza, che è il mio campo e che è piena di metafore. È l’essenza della vita.» Evidentemente non sa bene neppure lui cosa scrive: «Sono un intellettuale progressista americano che scrivendo di marziani e di mostri fa in pratica un discorso di Realpolitik. E i nostri pericoli sono attualmente due e sono terribili: il commercialismo e l’ intellettualismo». Personalmente, credo che in fondo abbia ragione a non volersi identificare per forza in un “genere”: più vado avanti a leggere e più mi convinco che esistono una “buona” e una “cattiva” letteratura, questo sì, ma ogni altra pretesa di classificazione serve unicamente ad organizzare gli scaffali delle librerie! Del resto – proprio per l’unicità del suo modo di scrivere fantascienza – Bradbury agli inizi della carriera non riusciva a vendere i suoi racconti alle riviste specializzate né alle fanzine, così nel 1939 iniziò a stamparne una tutta sua, Futuria Fantasia, che però non ebbe gran successo; ma il Nostro ci riprovò e alla fine, nel 1941, riuscì a “sfondare” grazie a Super Science Stories, diretta da Alden H. Norton, che acquistò un primo racconto, Pendulum, riscritto con l’aiuto dello scrittore Henry Hasse.

Bradbury ha scritto romanzi, spaziando dal poliziesco al thriller, e poi ancora commedie, musical, poesie, saggi, sceneggiature cinematografiche e almeno cinquecento (!) racconti brevi, riuscendo ogni volta a creare un mondo, spesso ispirandosi alle comunità agrarie del Midwest in cui è cresciuto (anche quando si tratta di colonie terresti su Marte): le sue storie, prima che di razzi e pistole laser e pompieri che appiccano incendi invece che spegnerli, sono storie che parlano dell’uomo, dei suoi sogni, della “poesia delle piccole cose” e del ritorno all’infanzia. L’estate incantata, Io canto il corpo elettrico, le raccolte di racconti Molto dopo mezzanotte e naturalmente Paese d’Ottobre, lo stesso Fahrenheit 451, sono opere di un autore di fantascienza poco scientifica che alle competenze tecniche di Asimov e alla scrittura dolorosamente visionaria di Dick oppone un’incredibile capacità di evocazione e suggestione. Sembra quasi che Bradbury non creda nella Scienza, o che ne sia rimasto deluso: non di rado, nei suoi scritti Letteratura, Filosofia e Magia sono in competizione con la tecnologia e i ritrovati scientifici, sui quali finiscono per avere la meglio: oppure viene mostrato al lettore come vi siano tesori e meraviglie che non dipendono dalle macchine, ma albergano nello spirito dell’Uomo (mi viene in mente il racconto – tipicamente bradburyano – in cui un finanziere del futuro, angosciato dal fatto che non ci sia nel suo tempo uno scrittore capace di raccontare davvero l’Età dei Razzi e della colonizzazione dello spazio, si serve della macchina del tempo per condurre a sé lo scrittore americano Thomas Wolfe, morto di polmonite, allo scopo di fargli scrivere un romanzo).

Bradbury si serve del grottesco, dell’ironia, della derisione dei mezzi di comunicazione di massa e dei prodotti culturali per dissipare l’ansia per il futuro che attanaglia l’Uomo: e forse, secondo Bradbury è l’Uomo stesso la risposta ad ogni domanda sull’avvenire (si veda il poeticissimo finale di Fahrenheit 451). Quest’uomo, con i suoi racconti crea intere mitologie, in cui si serve di eventi fantastici e irrazionali per indagare sui rapporti tra gli esseri umani, sul legame tra Umanità e Natura, spingendosi fino al reame del Soprannaturale. Ed ora: tutto questo è “fantascienza”, e dunque ha per forza bisogno di un’etichetta, o si tratta invece semplicemente di buona, anzi di ottima letteratura? O forse è solo l’invenzione di quest’uomo che ha dedicato la sua intera esistenza a trasformarsi in ciò che da bambino sognava di essere: il più grande mago del mondo.

«La mia macchina da scrivere viene con me ovunque io vada. Mi alzo alle tre del mattino ogni giorno, vado alla tastiera, mi faccio due risate e torno a letto.»

(Pensandoci bene: alla fine, di “fantascienza” vera e propria continuo a non leggerne poi molta, anche se mi sto avvicinando lentamente a Philip K. Dick. Ma non si tratta più di insano snobismo: è solo questione di feeling.)

Share

14 Comments

  1. Dick e’, come Bradbury, uno a cui la categoria fantascienza va stretta. Te lo raccomando. Titoli a caso, Man in The High Castle e Martian Time-Slip, piu’ che il piu’ famoso Do Androids Dream of Electric Sheep? che e’ pure molto bello, ma meno degli altri due. Ciao.

  2. Grazie per il consiglio, io ho letto “Rapporto di minoranza e altri racconti” e “Ubik”; mi incuriosisce “Man in the high Castle”
    soprattutto.

  3. Sarà anche questione di feeling, ma spazzati la bocca prima di nominare Dick… :))

    Senti, amica mia (se posso…), ma ne hai letti di libri in vita tua… sempre più interessante, e lo dico non per farti un torto, che non ti conosco e non mi permetterei mai, ma per manifestare stupore… sai che ti dico, per quello che conta, mi piace come prendi di petto l’argomento e offri la tua versione dei fatti. Ci vuole coraggio. E un cadetto di guascogna, apprezza il coraggio. Grazie ancora, sul serio… Il piacere di seguirti sta superando le difficoltà di tenerti dietro. Mi auguro di poterti conoscere meglio, prima o poi. Grazie ancora e stai bene. Cyrano.

  4. A parte che un libro ogni due giorni è una media a dir poco spaventosa (complimenti!), di Bradbury ho letto solo il grande classico Fahrenheit 451 e l’ho trovato veramente valido, tanto per stile quanto a livello creativo/concettuale.
    La fantascienza canonica in effetti è altra cosa, e ne ho letta poca e senza grande passione anch’io. Un caro saluto!

  5. Nascosta nel parlare di bradbury, fai un’affermazione che a me piace molto sull’unica utilita’ dei generi. Parlare di fantascienza (o del giallo) come genere minore lascia il tempo che trova. Che poi ci sia tanta fuffa e’ un’altra storia.

  6. cyrano: non mi sembra di aver detto nulla contro Dick, devo ancora approfondirne la conoscenza, e se dovessi decidere che non mi piace non avrò problemi a dirlo: l’hai detto tu il coraggio non mi manca 😉

    ecarta: effettivamente il calcolo ha impressionato anche me, non me ne ero resa conto 😉 Fahrenheit 451 è un capolavoro.

    loziodamerica: che dire? siamo in sintonia sull’argomento 😉

  7. Paglia.
    Pare che Tommaso d’Aquino abbia detto così prima di morire al suo discepolo Reginaldo, riferendosi a tutto ciò che aveva scritto, Summa teologica compresa.
    Dal punto di vista di un mistico, sarei daccordo.

    Come lettore invece, dico che Bradbury è uno dei grandi del novecente. Non scrittore di fantascienza, per carità, come Stephen King (suo unico vero discepolo) non si può liquidare con l’horror.
    E’ affascinato da ciò che è liminale e trascende lo standard dell’umano, quindi scrive anche “Cronache marziane”, dove c’è un lirismo che la fantascienza non conosce, ma secondo me il suo capolavoro assoluto sono i 34 racconti. Il suo di limite, è che tiene magistralmente il tempo del racconto lungo, un po’ meno quello del romanzo (tranne Fahrenheit 451). Il paragono con Dick regge fino a un certo punto: Dick, che adoro, è un profeta del nostro tempo, ma la sua scrittura è voracemente narrativa, Bradbury un poeta in prosa.

    Mia figlia che ha 20 ha letto tutto il Bradbury tradotto in Italiano, in effetti è uno scrittore capace di parlare alle generazioni più diverse.
    Cosa rarissima nel XX secolo.

  8. Incredibile! Non sono un internauta e non sopporto gli sproloqui tanto frequenti nei forum, nei blog o altre diavolerie simili. Sono finito in questo sito mentre cercavo di inquadrare quanto scritto da Calasso del quale non ho mai letto nulla, catturato “a pelle” dall’ultimo libro (Ardore). Ho così trovato la pagina sulla Adelphi, la casa editrice che prediligo. Poi sono passato alla pagina su Bradbury (considero Cronache marziane uno dei libri che da ragazzo più mi hanno formato). Bel sito. Davvero. E mi trovo così a scrivere un commento. Davvero incredibile. Come si usa fare nelle guide più diverse, ho premiato questo sito con una stella (quella del Segnalibri di Mozilla Firefox), ripromettendomi di rivisitarlo periodicamente.

  9. Ho sbirciato in altre pagine. Se potessi, aggiungerei un’altra stella. Un altro esempio tra i tanti possibili: ho trovato un parere su Baricco, anche in questo caso giudizio perfettamente identico al mio. Spesso peraltro giudichiamo favorevolmente chi ha le nostre stesse opinioni, ma questo è un comportamento umano, non per forza negativo. Ma… un momento. Come, come è possibile leggere un libro ogni due giorni? Per brevi periodi ci riesco anch’io, durante le vacanze e l’influenza, ma sempre? E pensare che mi ritenevo un lettore abbastanza assiduo. Ma conosci la Legge di Doug? “Puoi avere informazioni e puoi avere una vita, ma non tutte e due le cose assieme”. Sembra un enunciato sulla fisica quantistica ma direi che valga anche per la lettura e la vita “attiva”. Vale anche una risposta?
    P.S. Mi sto accorgendo che anche scrivere sproloqui sulla rete in effetti è un comportamento umano (ok, questo un po’ negativo).

  10. Grazie orso rosso per le due stelle figurate!
    Quando ho scritto quel post in effetti leggevo un libro ogni due giorni, a volte anche due e avevo anche una vita! Ma mi aiutava passare ore intere sui mezzi pubblici tra treni e metro ogni giorno, adesso giro in auto e il tempo è ridotto, leggo sempre molto per lavoro e piacere ma non più un libro ogni due giorni, in un giorno arrivo anceh a leggerne due ora ma ci sono giorni in cui non riesco proprio a toccarne nemmeno uno perché devo scrivere e vivere 🙂
    Scrivere sproloqui è la mia specialità quindi non è una cosa negativa, per restare nella tua considerazione per cui giudichiamo favorevolmente chi ha le nostre stesse opinioni o caratteristiche 🙂

    Walter: d’accordo su tutto quanto a Bradbury, anche sulla critica al Bradbury romanziere tanto che i suoi romanzi che ho amato di più Il popolo dell’autunno e L’estate incantata sono in realtà il prodotto di un collage narrativo.

  11. Non è facile trovare articoli su Bradbury ed il tuo l’ho letto con piacere! Vorrei fare la tesi di laurea su Bradbury, anzi la sto facendo! Ma ho difficoltà a trovare testi critici o comunque materiale dal quale attingere… tengo in considerazione il tuo pezzo e ti sarei grato se potessi consigliarmi qualche opera su Bradbury 🙂 Grazie!!

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.