All around my ombelico

Sebbene la mia mente sia ormai proiettata verso i prossimi quindici giorni di soggiorno siciliano (precisamente qui), tutto il resto sembra invece non risentire del clima vacanziero e così mi ritrovo a lavorare più del solito, accatastare libri su libri (senza alcuna voglia di leggerli), gestire scadenze e impegni che preferirei ignorare (e nel giro di 2 mesi infatti, mi sono fatta scappare la possibilità di gestire l’ufficio stampa di una casa editrice che mi piace molto; non ho scritto nemmeno una riga del saggio che deve essere pronto per dicembre; ho bucato tre interviste con personaggi di rilievo che altri avrebbero fatto carte false per averle; ho evitato incontri che sarebbero stati fondamentali per la mia carriera).

Semplicemente sono molto stanca, ma non si tratta solo di questo.

 

Certo è stato un anno impegnativo: dalla scorsa estate ad oggi, si sono succeduti avvenimenti importanti, cambiamenti epocali, opportunità, impegni, obblighi, e gestire tutto insieme ha reso complicate anche le cose belle. Ho persino rischiato di commettere errori irreparabili, ma poi sono fortunatamente rinsavita. Ho accumulato stress e stanchezza e ora ho voglia di cambiare di nuovo.

 

Mi annoio.

Mi annoiano i libri, gli scrittori, le interviste, le pagine culturali, gli editori, gli uffici stampa, le quarte di copertina, le bozze, gli inediti, le classifiche. Mi annoia dover spiegare perché un libro vale la pena di leggerlo, perché quell’altro non avrebbe dovuto essere pubblicato, perché quel tipo dovrebbe smettere di scrivere, e quell’altra sarebbe meglio che facesse la massaia o l’avvocato, non sicuramente la velina delle patrie lettere. E le brutte edizioni, le pessime traduzioni, i titoli roboanti, le fascette esagerate, i capolavori solo esibiti, la carta sprecata. Gli intellettuali, gli aspiranti scrittori, quelli che scrittori non lo sono proprio, gli scribacchini, i semi-analfabeti graforroici, gli adulatori, i convinti, gli arrivati che non sono nemmeno mai partiti, gli intoccabili. Quelli che ti mandano il loro “piccolo libro, sperando che ti piaccia, ma so che sarai giusta e obiettiva e accetterò ogni critica vorrai farmi” e poi appena la ricevono, questa critica, ti scrivono email minatorie o ti riempiono di sciocche domande su quanto gli hai detto del libro, fingendo di non capire che hanno scritto una schifezza e che meno ne parlano in giro, meglio sarebbe. Le riviste a ogni angolo del web, i magazine patinati, la free press culturale che preferirei pagare, pur di avere contenuti migliori e meno marchette o scoop urlati come nella peggiore stampa scandalistica.

 

Fino a poco tempo fa, quando volevo fare un regalo a qualcuno a cui tengo, gli regalavo un libro, ora invece cucino per lui/lei.

(Continuo a regalare libri solo a Davide e ad Alberto, perché sono cresciuti coi libri in mano e poi li scrivono e non possono farne a meno, e al figlio della mia amica Barbara, che deve crescere e so che verrà su sano, senza pretese intellettualistiche o velleità artistiche, e che quindi legge per i motivi giusti: perché ha voglia di storie e per passare il tempo. Ha amato molto Il Giovane Holden, sta scoprendo Ray Bradbury con Fahrenheit 451 e forse sta coltivando una passioncella per la fantascienza. A sua sorella invece, che ha 8 anni, è piaciuto Eloise a Parigi, ma lei preferisce giocare “a maestra”).

 

Così tra ieri e oggi, ho cucinato:

 

una cenetta per due con

 

tortino di ricotta al pesto destrutturato

muffin alla ricotta e pomodori confit con origano

muffin con wurstel tritati e emmenthal

arrosto di maiale al limone caramellato

patate al forno

panna cotta specchiata su ganache al cioccolato

 

(trovo bellissimo il linguaggio legato al cibo e alla sua preparazione: confit, ganache, crumble, chutney, far, flan, soufflé, coulis, mousse, bronoise, tart tatin, glassare, emulsionare, bardare, dressare, flambare, frollare, frullare, specchiare, destrutturate, tirare, incorporare. In nessun modo in cucina, puoi spacciare un molleux per un flan, o confondere un salsa con una vellutata: la parola più giusta per ogni cosa)

 

e poi, muffin al doppio cioccolato per il figlio di Barbara, scones con gocce di cioccolato per Barbara, far bretone di mele caramellate per mia madre, tre diversi tipi di torte mono-porzioni per mio fratello e mia sorella (cioccolato, limone e semi di papavero, zenzero e cannella), pancakes classici per la colazione di Davide, budino al cioccolato per mio padre. Per me volevo preparare le brioches siciliane ma ci vuole troppo tempo e per domani devo consegnare un articolo sull’immigrazione cinese in Italia e questo libro qui, e sono già in ritardo.

 

Tutto questo per dire che al momento l’unica cosa di cui vorrei occuparmi è di un posto come questo, in cui unire i libri al cibo, preparare pietanze succulente per i clienti che davvero amano la lettura, tenere corsi di cucina e letture di libri che non si trovano più.

 

 

Magari a settembre…

 

 

 

 

 

 

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20 Comments

  1. Cara, adorabile Seia, quanto vorrei vivere nei tuoi paraggi per approfittare di questa tua fruttuosa noja!! Slurp!
    Si può dire un “ti capisco”? Pur senza aver minimamente le prestigiose opportunità di contatto con l’ambiente che hai tu, solo la vaga idea di ambaradàn elit-terario che ho mi dà la nausea e in effetti sono reduce da un grave periodo di rigetto…che forse nemmeno è finito, chissà.
    Smack smack (anche se mi hai bocciato il mio tenerello Stanisic, mica importa! Tanto lui si sta beando dello spaventoso successo che sta avendo nei paesi di lingua inglese dove lo paraganano – udiscimi udiscimi – a Joyce!)
    Ilsa

  2. Ciao! Lo sai che l’altro giorno parlavamo con D proprio di te? Era dispiaciuto che avessi chiuso il blog (l’altro), ma gli ho detto che prima o poi saresti tornata 🙂

    Sto pensando di attrezzarmi per delle spedizioni di manicaretti in tutto il mondo, dove arrivano i miei contatti, quindi prima o poi potresti ricevere i frutti della mia noia 🙂

    Sono contenta per il tuo Stanisic, mi stupisco un po’ del paragone, ma sono contenta, poi dai non te l’ho proprio stroncato 🙂
    Mi è rimasta la curiosità di vedere com’è fisicamente, mo me lo cerco.
    baci!

  3. Alb: pensavo proprio a te quando ho detto che mi sto attrezzando per la spedizione di cibi! Prima o poi ti arriva un libro con dentro un muffin! 😉

  4. Ciao Seia,
    seguo da poco tempo il tuo blog, ed è uno dei pochi perchè detesto i blog (“seguire” infatti è un termine pretenzioso, meno male che non posti a raffica…). Condivido la tua noia, in tutti i suoi punti. Aggiungerei che mi annoia l’italietta estiva dei premi letterari con cena sulla terrazza panoramica a seguire. Non ti manderò il mio libro “sperando che ti piaccia” perchè sarebbe come darti una coltellata. Ho rischiato di entrare nel giro visto che Mondadori lo ha molto lodato (ma non pubblicato) e leggendo le tue considerazioni penso solo: “scampato pericolo”. Anche se, ovviamente, una parte di me spera che sia solo “rimandato pericolo”… Buon soggiorno siciliano!

    Alberto (un altro Alberto)

  5. Ma perché non pensi ad aprirlo davvero, un posto come quello? Potresti sfruttare i fondi per l’imprenditoria femminile, fintanto che esistono…
    Se vuoi vengo anche a darti una mano. Anche io sono molto annoiata, e persino un po’ delusa, dal mondo della scrittura (anche se televisiva…).

  6. Ecco, doveva pure esserci una ragione per il tuo prolungato silenzio!
    E la ragione mi pare valida.
    Anche la cucina, però, può diventare un’ossessione, benché più gratificante come nutrimento da dare agli altri, oltre che a se stessi.
    Buone cene…

  7. Stai seguendo un percorso opposto al mio: io ho odiato la cucina e sono passata alla letteratura. Ma è tutta colpa dell’olanda: lì (oddio stavo per scrivere qui) tutte le mogli al seguito sono delle bravissime cuoche e a me non piacciono le competizioni. Però, però. Si può vivere senza libri, ma non senza mangiare e quindi mo’ mi tocca preparare la cena.

  8. (l’altro) Alberto: non so come scrivi ma le tue foto mi piacciono molto. Adesso non vorrei essere fraintesa ma non è che pubblicare con Mondadori sia una brutta cosa, anzi.
    Solo che a un certo punto piccola e grande editoria si somigliano, perché sono le persone a fare sia l’una che l’altra: c’è proprio qualcosa di sbagliato nel modo, naturalmente generalizzo, di approcciarsi ai libri, a cominciare da chi li scrive, fino ad arrivare a chi li legge. E io ho sempre meno pazienza. E in effetti nessuno mi costringe.

    Alessandra: in effetti sta cosa è curiosa. Al momento le competizioni culinarie mi attraggono enormemente, sono molto competitiva in questo campo, meno in quello letterario, forse perchè di qualità ne vedo poca 🙂
    Adesso devi dirci che hai preparato per cena, però! 🙂

    Giuliana: parliamone! Io già ieri ho fatto qualche ricerca e contattato un paio di persone, sul serio ci si potrebbe pensare. L’unica cosa che mi frena è che conoscendomi, potrei stancarmi anche di questo progetto molto presto. Non trovo pace! 🙂

    Ted: ma che vuol dire “post emo”? Se volevi dire che ti ho fatto due palle tante, hai ragione, ogni tanto cedo alle regole del blog 🙂

    Corretti i link eh, grazie.

  9. Spinaci e fetta di carne sconditi, piselli con un soffritto di cipolle.
    però non é sempre così drammatica 😉 E poi ho una valida scusa perché siamo senza macchina, il paese é a tre chilometri, e la spesa pesa!
    però che buco che c’ho adesso ;-(

  10. Suggestionato dal post mi stavo lasciando andare a tutta una serie di considerazioni border line sull’editoria, la cucina, Anna Moroni e Antonella Clerici, ma ci ho ripensato giusto in tempo per limitarmi ad un più nutriente “buone vacanze” 🙂
    Io mollerò gli ormeggi per l’Isola sabato. Non vedo l’ora, sento già profumo di pane con la giuggiulena appena fatto 😉
    A presto
    Diego

    p.s.
    io e alcuni amici collaudati (nel senso che da vent’anni ci conosciamo, ci frequentiamo, litighiamo, ma sopravviviamo) teniamo d’occhio i fari che il demanio promette, da tempo, di dismettere… c’è n’è uno giusto a Salina. Un piccolo garni, poche camere, un approdo per le barche che girano il mediterraneo ed una cucina al sapore di mare a prova di leofilizzati. Questo, all’incirca, è l’orizzonte della nostra deriva onirica. Stringi, stringi, sognamo tutti le stesse fughe. Poi, però, parlo con una cara amica che i ristoranti e gli alberghi ce li ha per davvero e la sua è sempre una sentenza perentoria: “ma voi siete tutti matti!!!” (il suo orizzonte di fuga, infati, è un lavoro in cui non viverci dentro).

  11. Io sono uno fra i fortunati ad avere assaggiato alcuni dei manicaretti che Seia sa confezionare con le sue manine…….da leccarsi i baffi.

    Quando sei in Sicilia fatti spiegare il segreto dei piatti tipici locali che sono un mega concerto di sapori sapientemente miscelati e proporzionati….e se questa non è arte!

    A presto

    Grifo

  12. Alessandra, spero che tu sia riuscita a trovare un’auto! 🙂

    diego: a messina si chiama ciciulena e io l’adoro! dopo pranzo la mia attività preferita è la caccia ai semini sulle briciole della tovaglia, chiacchierare oziosamente e intato sgranocchiarli, ah l’ozio (vacanziero) siciliano!
    Guarda visto che citi il duo culinario della rai, devo dirti che ho un paio dei loro libri e non mi piacciono, poche foto e troppi passaggi dati per scontati, le ricette hanno bisogno di foto e immagini per riempirsi lo stomanco prima con gli occhi e poi con la bocca. E comunque io cucino meglio! 🙂
    in effetti il mio più grande problema e l’allergia a tutto ciò che è permanente (a parte il matrimonio è ovvio, stai tranquillo Davide!) e mi sa che anche un’attività come quella del bookforcook a lungo andare mi annoierebbe. Dovrei trovare pace mi sa 🙂
    Divertiti anche tu!

    Grifo: ma io conosco i segreti della cucina siciliana, perchè ti dimentichi sempre come siciliana come te? E anche di più per attitudine!!!!
    Quanto torni ti preparo un banchetto di bentornato degno di Trimalcione.

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