Mai più Cotroneo

Poco tempo per leggere questa settimana, ma abbastanza per finire diversi romanzi: ho trovato meraviglioso La camera cinese e intollerabile Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome. Tra l’uno e l’altro ho inserito anche Benzina di Elena Stancanelli, ma non voglio nemmeno parlarne: illeggibile!

Dunque, sarà probabilmente sconosciuto ai più il primo: magnifico romanzo del 1942, perseguitato dalla censura ma premiato dal pubblico con tre milioni di copie vendute all’epoca; molto più noto invece il secondo, scritto nel 2002 dal giornalista-critico-scrittore-esperto di musica Roberto Cotroneo. E forse è proprio questo il problema: non si possono fare troppe cose e poi pretendere di farle tutte bene! Di Cotroneo avevo già letto Otranto e devo dire che la sensazione lasciatami dai due libri è più o meno la stessa: storie che era possibile raccontare con almeno 100 pagine in meno, considerazioni prolisse e poco incisive, assenza quasi totale di dialoghi, sfoggio di saccenza e incapacità di gestire la trama e i personaggi in modo efficace. E poi quella costante e fastidiosa eco delle pagine di Baricco: racconti corali, spesso ai limiti della follia, a volte surreali. Così in “Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome” abbiamo la città di Tempestad, da dove viene Luis il protagonista, un paese che non si trova in nessuna carta geografica in cui tutti suonano il violino e giocano partite a scacchi che nessuno può vincere, perché gli abitanti non giocano per vincere, ma solo per pareggiare, (non vi richiama alla mente la locanda Almayer di Ocenomare?); e poi c’è la musica, con La grande fuga di Beethoven usata come metafora della vita, della morte, dell’amore, e come morbo e panacea allo stesso tempo, un po’ come la boxe in City. E i salti temporali poi, continui e irritanti, e gli intrecci diversi in cui è coinvolto il protagonista, ora a Tempestad, poi a Milano in un quartetto e ancora su una nave da crociera, sempre circondato da tipi stravaganti e poco credibili. Non c’è armonia, né ritmo, ma un costante autocompiacimento dell’autore che scrive per dimostrare quanto sia bravo e colto.

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7 Comments

  1. Sono troppo irreqiueto per leggere, ma spesso sento che mi manca. Inoltre, mi stanno appasionando le tue recensioni. Dammi un titolo di uno degli autori della tua lista “fossi in voi, leggerei”, per favore. Ciao e grazie.

  2. non ho mai letto cotroneo però ricordo le sue feroci critiche a Baricco. Mi pare che l’accusa più ricorrente fosse quella che i suoi fossero libri “senza storia”. Strano che poi nello scrivere lo ricordi così tanto. Ti dirò che forse non l’ho letto proprio perchè mi era antipatico nelle sue recensioni sull’espresso: stroncava quelli che piacevano a me e invece parlava bene della Tamaro. Mah.

    Scatole cinesi mi ha incuriosito molto.

  3. E’ più facile vedere i proprio difetti negli altri che in sè stessi no? 🙂 Buona fortuna per la ricerca di “La camera cinese”.

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