Il primo libro non si scorda mai

Non amo molto la letteratura russa del XIX secolo, da Gogol a Dostoevskij, mentre adoro gli autori del novecento: Nabokov, che ha scritto molto in inglese e francese, Bulgakov o Majakovskij. Eppure sono stata iniziata alla lettura, e poi alla letteratura, proprio da due (grandi) scrittori del realismo russo ottocentesco: Lev Tolstoj e Aleksander Puskin.
Poco prima di compiere 5 anni ho ricevuto in regalo quasi contemporaneamente le Fiabe e leggende di Aleksander Puskin nell’edizione del Gruppo Fabbri, e I quattro libri di lettura di Lev Tolstoj, in edizione Fabbri anch’essi.
E’ stata una sorpresa ricordarlo,
anche perche’ ho amato moltissimo quei libri e, dopo averli riletti con la consapevolezza di oggi, sebbene inevitabilmente abbiano perso la magia di cui li rivestiva l’infanzia, vi ho ritrovato intatte le qualita’ narrative che avevo apprezzato da bambina senza coglierle razionalmente.
Sono fiabe di squisita bellezza che, pur disegnando mondi lontani o fantastici, forniscono una visione profonda della natura umana, e sebbene diano, come e’ giusto che sia per i bimbi, un’interpretazione serena e costruttiva della vita, non rifuggono da una rappresentazione realistica e antiretorica dei sentimenti che animano gli uomini, mostrandone invece meschinità e debolezze.
”Fiabe e leggende” di Aleksander Puskin e’ una mirabile trasposizione italiana della raccolta di shazki, (i racconti fiabeschi della vecchia nutrice Arina) che lo scrittore tradusse in versi poco prima di morire per le ferite riportate in un duello con un ufficiale della guardia imperiale, e in cui ha racchiuso tutto il profumo e l’essenza dell’anima popolare russa. Peraltro molte favole hanno il sapore di storie note con nomi ed ambientazioni naturalmente diversi, così per esempio La principessa e i sette cavalieri non è altro che la versione russa di Biancaneve e i Sette Nani.
I quattro libri di lettura nascono invece nel 1874 dall’esperienza di Lev Tolstoij presso la scuola Jasnaja Poljana (dal 1859 al 1873), che con le sue tecniche pedagogiche progressiste ha convinto l’autore della rilevanza della lettura come strumento necessario ai bambini fin dalla prima infanzia per vivere e maturare. Si tratta di una raccolta organica di favole, racconti inventati o colti dai discorsi della gente, e pieni anche di descrizioni di fenomeni scientifici, costantemente tesi alla più stretta adesione del testo alle capacità e necessità psicologiche dei piccoli lettori, tanto che per ottenere un linguaggio il più possibile conciso, semplice e soprattutto chiaro, lo scrittore si faceva ripetere il racconto da un ragazzo, per poterne carpire le locuzioni più immediate e adatte.
Mi da una strana sensazione pensare che proprio due autori che non amo particolarmente mi abbiano insegnato a leggere il mondo e a percepirlo attraverso il loro racconto per poi poterne elaborare una mia personale concezione. Ma forse anche questo indica che i grandi scrittori sono grandi a prescindere dai gusti di ognuno di noi.

Share

4 Comments

  1. Sulla letteratura russa dell’Ottocento comincio ora a maturare un giudizio che forse collimerà col tuo. Quel che è già certo, per me, è che Nabokov è sicuramente eccellente.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.